Matrimonio e unioni civili

Si sta di nuovo sviluppando nel nostro paese un crescente dibattito sul preteso riconoscimento giuridico delle unioni civili, ovvero la pretesa equiparazione all’istituto matrimoniale delle convivenze costituite in base a vincoli affettivi, sessuali o solidaristici, sul presupposto che bisogni, difficoltà e sofferenze in talune situazioni non troverebbero risposta nel nostro ordinamento. Su questo fondamentale tema, che tocca l’essenza e il concetto del matrimonio anche nella sua stessa dimensione laica, le associazioni familiari di ispirazione cristiana desiderano esprimere in modo riflessivo e propositivo il proprio pensiero.

Un buon punto di partenza per la riflessione, il cui carattere laico è innegabile, sono due documenti a fondamento del nostro ordine sociale, purtroppo trascurati e talvolta colpevolmente oscurati:

– La «Dichiarazione universale dei diritti umani» adottata in sede Onu il 10 dicembre 1948, che fondò sul prioritario principio della «dignità umana» il grande progetto di riconciliazione tra gli uomini e le nazioni, e al cui articolo 16 recita «La famiglia è il nucleo fondamentale della società e dello Stato e come tale deve essere riconosciuta e protetta».

– L’articolo 29 della coeva nostra Costituzione «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare». I successivi articoli 30 e 31, sapientemente formulati dai nostri costituenti, richiamano i genitori al dovere e diritto all’istruzione ed educazione dei figli, e la Repubblica ad agevolare la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti, con particolare riguardo alle famiglie numerose, riconoscendo la rilevanza sociale dell’impegno matrimoniale assunto pubblicamente.

Si può ben dire che in queste poche righe si condensi il senso vero e reale del matrimonio, nella sua rilevanza pubblica ed anche nella visione antropologica e teologica cristiana che rafforza le motivazioni dei coniugi, e vi siano affermati i valori intangibili che stanno anche a fondamento della vocazione e dell’impegno sociale dei movimenti e associazioni di Famiglie:

– Anzitutto l’affermazione e la tutela del supremo valore della Vita dal concepimento alla morte naturale di ogni persona, che trova riconoscimento nelle prime parole della Dichiarazione universale: «Il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo consiste nel riconoscimento della dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana e dei suoi uguali ed inalienabili diritti».

– Se la famiglia, come nucleo fondamentale per la società e lo Stato, e quindi soggetto di diritto naturale, ha una così grande rilevanza, il matrimonio la pone in una dimensione pubblica ed essa può ben essere definita Risorsa e Patrimonio dell’Umanità, come di recente affermato dal Papa.

– Il riconoscimento dovuto ai coniugi della libertà nelle scelte educative dei figli e di espressione religiosa, trova poi fondamento nei caratteri identitari della Famiglia che la rendono realtà universale e modello di comunità nella visione antropologica relazionale. Essa infatti è comunità di genitori e figli, e frequentemente comunità di diverse generazioni, in piena relazione di reciprocità tra loro al servizio del bene comune.

Per l’insieme di queste ragioni la Famiglia normo-costituita esige diritti e doveri propri, la legittimazione della sua soggettività sociale ed il conseguente rispetto sul piano culturale e giuridico del suo primato sullo Stato che le deve riconoscimento e sostegno, in quanto essa, e i diritti umani riconosciuti ai suoi membri, sono realtà che precedono l’ordinamento statale. Anzi, proprio per le omissioni ed elusioni fino ad ora evidenti nell’attuazione del programma costituzionale di buone politiche per la Famiglia, ed in questo difficile periodo di prolungata e profonda crisi, prima ancora che economica, crisi di valori e povertà di relazioni, si avverte la necessità e l’urgenza di dare piena applicazione alla norma costituzionale del favor familiae, mediante adeguate misure di sostegno culturale, giuridico, sociale ed economico.

Ciò premesso, l’attuale dibattito sulla famiglia è in fondo centrato sulla domanda se il modello di famiglia, così come su delineata e nel quale le associazioni familiari pienamente si riconoscono, è ancora una risorsa per la persona e la comunità, oppure una alternativa tra le altre, presunto ostacolo all’emancipazione e alla libertà di scelta e realizzazione individuale. Sorprende peraltro che sul tema centrale dei figli e delle relazioni genitori e figli, queste tesi così dette post-moderne, nulla o poco dicano, riducendo appunto il dibattito sulla famiglia a quello della coppia, trascurando il carattere peculiare delle generatività della famiglia. Si considera infatti incautamente come progresso, l’orientamento a considerare la famiglia come forma di convivenza del presente, emancipazione dai legami e vincoli esistenti e si indicano come «nuove famiglie» le più diverse aggregazione di individui legati da vincoli privatistici di natura affettiva o di altra natura.

Non consentire il riconoscimento pubblicistico della tutela del matrimonio prevista dall’art. 29 alle nuove e diverse forme di convivenza, non contravviene certo al principio di uguaglianza affermato nell’ articolo 3 della nostra Costituzione, perché tale principio è violato sia quando si discrimina ingiustamente, sia quando, come nel nostro caso, si equiparassero matrimonio e unioni civili e in specie le coppie di persone dello stesso sesso, essendo situazioni tra loro profondamente diverse.

Le considerazioni espresse non impediscono tuttavia di prendere in considerazione i diritti delle persone conviventi e garantire esigenze meritevoli di tutela attraverso il ricorso a strumenti già offerti e comunque acquisibili attingendo al diritto privato.

La giurisprudenza e il diritto civile hanno infatti già ampiamente disposto a favore di conviventi in diverse materie, ad esempio, di diritto ereditario, di immobili, assicurazioni e assistenza sanitaria. Fa eccezione la pensione di reversibilità, come noto riservata solo al coniuge e ai figli: la Corte Costituzionale con sentenza n.461/2000 ha infatti affermato che tale beneficio non è un diritto fondamentale e che pertanto non lede nel profondo la dignità della persona che non può goderne, in quanto esso esige la certezza di una relazione che solo il matrimonio può dare.

Per concludere, poiché ciò che più conta sul piano sociologico, sono la verifiche empiriche delle tesi sostenute attraverso accorte ricerche su campioni significativi, a sostegno della tesi della famiglia intesa come vera risorsa e speranza di futuro per la società, possiamo citare due fonti autorevoli:

– Il rapporto Censis 2011 sulla situazione sociale del paese ove si trova piena conferma che ancora oggi i pilastri del nostro stare insieme fanno perno sul senso della famiglia, indicata da 2/3 del campione come elemento che accomuna gli italiani, mentre moralità, onestà e rispetto degli altri, virtù civili che si esercitano in famiglia, sono i valori guida indicati dalla stragrande maggioranza degli italiani.

– La seconda fonte è la recentissima ricerca del Cisf «Famiglia: risorsa della società», promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e curata del Prof. Donati, condotta con assoluto rigore scientifico su un campione statisticamente rappresentativo della famiglia italiana, e presentata al recente Incontro mondiale delle famiglie «Milano 2012».

Definita «come un viaggio dentro e attorno al genoma sociale della famiglia», l’indagine accerta che la famiglia sta sì vivendo un processo di profonda morfogenesi, ma dimostra di essere e rimanere la fonte primaria delle società .

Entrambe le fonti infine confermano che per incidere nella dimensione pubblica è necessario associarsi e sono tante le associazioni attraverso le quali le famiglie rappresentate sviluppano il loro impegno civile, dando testimonianza nei campi dell’educazione, dell’accoglienza e dell’ascolto, attraverso il più comunitario dei caratteri genetici della famiglia, il dono e la gratuità.

Non disperdiamo questo autentico patrimonio dell’umanità che Igino Giordani chiamava «Comunità d’amore», convinto che salvare la famiglia è salvare la civiltà.

Gianni Finipresidente del Forum toscano delle Associazioni per i diritti della famiglia