L’Islam e l’Occidente che non amiamo
Lo storico Franco Cardini interviene a proposito della pagina delle lettere dedicata all’«Islam che ha voluto fraintendere il Papa», pubblicata sul numero 34 del 1° ottobre scorso. Nella pagina erano riportati otto interventi (tra i molti giunti in redazione) sulle polemiche seguite al discorso di Benedetto XVI a Ratisbona (testo integrale del discorso).
A Goran Innocenti vorrei ricordare un fatto istituzionale e strutturale che distingue la Chiesa cattolica dalle comunità musulmane. Al papa forse si può chieder qualcosa: ad esempio che rispetti i musulmani. Ma ai musulmani è difficile chiedere il reciproco come sarebbe difficile chiederlo agli ebrei o ai protestanti semplicemente data la pluralità di gruppi, confraternite, scuole ecc. in cui l’Islam è diviso. Ecco perché è indispensabile, quando si parla d’Islam e con l’Islam, saper ogni volta con precisione chi è il nostro reale e concreto interlocutore.
È soltanto l’Islam «teologicamente irrazionalista», signor Pratesi? I dogmi cristiani non sono forse «irrazionalisti», visti alla pura luce della razionalità da Aristotele in poi? La croce non è forse «scandalo per gli ebrei, follia per i gentili»? È «razionale» l’Incarnazione? E la transubstanziazione? Se il cristianesimo fosse tutto e solo ragione, che cosa ci starebbe a fare la fede? O stiamo diventando tutti gnostici? A parte il fatto che i musulmani hanno insegnato Platone e Aristotele ai cristiani, fra XI e XIII secolo.
Inoltre, attenzione a non gloriarci troppo della nostra «tolleranza». I musulmani insorgono se qualcuno insulta il profeta e il Corano, noi no quando insultano Gesù. Colpa nostra: a mio avviso, facciamo malissimo. Dovremmo imporre il rispetto della nostra fede, come giustamente fanno appunto ebrei e musulmani. Ma se non lo facciamo, non facciamocene un vanto: non è solo «tolleranza». È appunto e, una volta tanto, sul serio relativismo: nel senso che per noi, anche e soprattutto per noi credenti, la fede è diventato un valore relativo, se non addirittura un falso valore anche per chi dice di averla. Provate a toccare il nostro tollerante Occidente sulla sua fede vera: non su Cristo, che ha largamente dimenticato e rinnegato (anche se non del tutto a parole), ma sul suo vero Dio. Su Mammona. Provate a toccarlo sulla finanza, o sul petrolio: e vedrete (anzi, lo state già vedendo) come reagirà; vedrete quanta tolleranza dimostrerà, quando s’insultano o si minacciano i suoi veri dèi.
E qui arrivo al punto che m’interessa. Come cattolico, sono felice della rinascita dell’islam. Ne conosco bene i malintesi e i pericoli, ne temo le aberrazioni: e per questo cerco di continuo di discutere e di approfondire quanto lo riguarda. Ho salutato con gioia il fatto che un’associazione come l’Ucoii, che passa per esser musulmana fondamentalista, abbia chiesto proprio a me che sono un allievo di Attilio Mordini e un ammiratore di Papini e di Giuliotti: quindi un cattolico tradizionalista di prefare la traduzione italiana del Corano. È stato un atto di straordinaria apertura, purtroppo ignorato dai mass media che continuano a dipinger l’Ucoii come una setta di cupi fanatici. Ma, signor Mungai, Lei mi risponde con le parole del papa: «L’Occidente non ama più se stesso». Potrei replicarle citando a mia volta il Santo Padre, che nell’omelia del 10 settembre scorso, a Monaco, ha richiamato con parole durissime proprio l’Occidente per il suo ateismo pratico crescente, per il suo cinismo, per la sua crescente desacralizzazione: «Le popolazioni dell’Asia e dell’Africa ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra scienza, ma al contempo si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da imporre anche alle loro culture. La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà».
Ecco l’Occidente che non ama più se stesso di cui parlava il papa, signor Mungai: non ama più se stesso perché non ama più Dio, non perché «si vergogna della sua civiltà», come cianciano neocons, «cristianisti» e «Atei devoti» (perché ora ci sono anche questi). E questo, il loro, è appunto l’Occidente che il papa a sua volta giustamente non ama, come ha dichiarato nell’omelia di Monaco; e che nemmeno io, da cattolico, amo. È l’Occidente-Modernità della desacralizzazione, un processo plurisecolare avviato nel Cinquecento e divenuto vorticoso a partire dal Settecento e che i cattolici ignorano o fingono d’ignorare. La cosiddetta «laicizzazione»: la progressiva vittoria dalla Riforma in poi, attraverso l’Illuminismo dell’individualismo e del primato dell’avere, del possedere, del fare, del conquistare e del guadagnare sull’essere; l’imposizione del modello di vita etsi Deus non daretur, anche se poi molti di quanti lo adottano continuano a dirsi cristiani e difensori della «Civiltà cristiana» (che sarebbe non l’Amore, ma il primato dell’Occidente; magari condito con un po’ di residua etica cristiana per quanto riguarda la vita privata, la morale sessuale eccetera; ma anche lì, si dovrebbe capire quanto ci sia di autentico e quanto d’ipocrita e di conformista).
Se leggessimo un po’ di più quel che i musulmani dicono davvero di noi, anche gli odiati fondamentalisti, invece di farci spiegare il loro pensiero dai Magdi Allam, dai Ferrara, dai Pera e dai Feltri (quattro specchiati esempi di fede cattolica, tra l’altro…), scopriremmo che essi non rimproverano affatto all’Occidente di esser cristiano, ma, al contrario, di non esserlo abbastanza: per quanto anche tra loro molti siano appunto i Magdi Allam, i Ferrara, i Pera e i Feltri che cercano di convincerli, purtroppo spesso riuscendovi, che il cristianesimo è proprio questo, quello degli occidentali, quello delle multinazionali e dello sfruttamento intensivo del suolo, dell’aria e del mare, quello della tirannia della banca Mondiale e delle bombe al fosforo, quello di Abu Ghraib e di Guantanamo.