Cattolici e politica. Un laicato che sostenga un’iniziativa politica cristianamente ispirata

Capita, mi dicono, che in una parrocchia, una brava mamma decida di «spostare» in altra vicina parrocchia la prima Comunione di sua figlia perché… ostile a far ricevere l’Ostia da un parroco con la pelle nera. Caso estremo, forse. Ma non è certo estremo (anzi: è parecchio significativo) il regalo, pare, più «gettonato» fra le nostre ottime famiglie in favore dei bambini che ricevono la Prima Comunione: il mitico, sempre più potente, sempre più perfezionato, smartphone di ultima generazione; quello strumento che consentirà ai piccoli, forse mettendo perfino a rischio la salute fisica del loro cervello ancora in formazione, di navigare senza controllo e senza attrezzi di consapevolezza critica fra belle potenzialità e oscure caverne del web.

Capita. Capita ovunque. Anche nelle nostre cittadine, fra i nostri monti, nelle nostre campagne. Capita. Ed è anche questo, insieme a tanto altro, a rendere attuale il grido laico («Dove sono finiti i cattolici?») del pensatore veneziano. Sempre più mi vado convincendo che nel progetto di ri-generazione in un Paese impaurito e disperato, potrebbe avere senso un nuovo progetto di iniziativa politica da parte di cattolici consapevoli di quanto potrebbe essere attuale, e utile, quello che chiamiamo «pensiero sociale» della Chiesa.

Nel rumoroso vuoto di pensiero in cui siamo immersi, presumo che un simile silenzioso risveglio potrebbe trovare attenzione, e perfino interesse, anche in mondi «culturali» teoricamente distanti e distinti ma comunque ancora «pensanti» e come noi preoccupati per le possibili derive del vuoto in cui siamo immersi. Facile, ad esempio, rendersi conto di quanto oggi, dopo elezioni politiche in cui nessuno ha vinto e tutti hanno perso qualcosa, sarebbero utili, in Parlamento e fuori, metodi e contenuti di quel pensiero, di quella dottrina.

Pensare di affrontare, e soprattutto di risolvere, con le varie forme di populismo e di leaderismo (mio Dio quanti «leaderini» abbiamo visto e stiamo vedendo illudere i semplici e durare lo spazio di una stagione dopo aver aggravato il contesto!) i problemi (giganteschi, complessi, globali) che la contemporaneità ci affida, significa sbattere in modo sempre più veloce la testa contro muraglie sempre più difficili da scalfire. E significa alla lunga rischiare, nella continua ricerca di «uomini nuovi» che in pochissimo tempo diventano subito «vecchi» aggravando sfiducia e paura, modalità assai concrete e pericolose di nuove dittature: certo senza carri armati, ma certo ancora più pericolose di quelle antiche: in un contesto dove ricchi e potenti (sempre meno come numeri) avranno forme di dominio sempre più efficaci su masse di poveri sempre più private da poteri che non siano formali. Nella debolezza o inconsistenza di pensiero che caratterizza il nostro tempo, è la radicale laicità del pensiero sociale della Chiesa a poter rappresentare un possibile antidoto contro l’unica ideologia oggi rimasta e sempre più vincente. Tanto tempo fa quel pensiero sociale e politico riuscì, attraverso contenitori validi per quei momenti storici, a dare risposte credibili e sbocchi pratici alle attese dei più deboli. Forse oggi è tornato il momento, con strumenti certo nuovi, per tornare a proporre qualcosa di analogo.

A giro per l’Italia, mentre nelle parrocchie troppo spesso si ha paura ad affrontare tematiche considerate «divisive», non mancano movimenti e pulsioni in questa direzione. Uno spazio, certo non confessionale, forse può aprirsi per un laicato che abbia voglia di sostenere una iniziativa politica cristianamente ispirata. Forse.