La nostra mente è una dei doni più meravigliosi che ci sono stati dati. Come una luce nel buio accende e illumina ogni cosa che incontriamo nel nostro cammino. Mentre gli animali — che pure hanno una loro dignità — vivono all’interno di un ambiente ecologico che è significativo solo in quanto risponde alle loro necessità, negli esseri umani c’è la potenzialità di prendere interesse e cura verso ogni aspetto della realtà.Ma c’è un dono ancora più meraviglioso della mente: la possibilità di condividerla con gli altri. “Mappe” si occupa in questa puntata di come il tema della mente condivisa sia oggi di particolare interesse nell’epoca della Rete e della connessione globale. Ma cerca anche di mettere in evidenza come sia illusorio pensare di comprendere l’oggi come se non ci fossero le radici del passato. Già nel medioevo si parlava infatti di menti condivise. Sino a giungere al pensiero straordinario del gesuita, non sempre compreso a suo tempo, Teilhard de Chardin. Chardin già nel 1947 parlava di “sorprendenti macchine calcolatrici”, che “stanno preparando una rivoluzione”, una sorta di “coscienza eterizzata”, cioè diffusa in un medium onnipresente. Ancor prima, nel 1937, aveva scritto ne Il fenomeno spirituale : “I corpi animati non sono separati tra di loro quanto sembrano”. Per far questo occorre “una qualità e un’educazione dello sguardo”, perché la condivisione della mente non annulla la dimensione personale “Il mio io per potersi comunicare deve sussistere nell’abbandono che fa di sé; altrimenti il dono svanisce” L’Unione differenzia.Pensare l’innovazione tecnologica oggi sia arduo senza una forma mentis filosofica. Ma la filosofia non deve essere capovolta come fa Lévy, perché produce una utopia totalitaria. Ha scritto Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”: “Sotto i nostri occhi l’umanità sta tessendo il suo cervello…Domani .. chi sa che non troverà anche il suo cuore”. La sfida non è come usare bene la rete, ma come vivere bene al tempo della rete.In onda il 28.11.2013