Cattolici e politica. «Da cittadino rispondo «presente», ma ci sono punti da approfondire»

li stimoli offerti alla discussione sul ruolo dei cattolici, e in generale dei cristiani, nella situazione politica oggi in Italia devono poter innescare fra noi lettori una proficua meditazione e un’attiva partecipazione. Da parte mia cerco, così, di non sottrarmi e di cogliere l’occasione, dicendo: «Presente!».

Alcune necessarie precisazioni preliminari: 1) non oso dirmi né cristiano né, tanto meno, cattolico, ma figlio di una donna che si è affidata sempre alla Divina Provvidenza e alla speciale protezione di Sant’Antonio da Padova; 2) vivo da semplice cittadino in una società ancora profondamente segnata, nel bene e nel male, dalla presenza plurisecolare della Chiesa cattolica; 3) sono nato mentre si avviava a conclusione la seconda guerra mondiale e mio padre era prigioniero in Germania; 4) il ’68 l’ho vissuto quando ero già uscito, laureato, dall’Università (il primo a laurearsi sia nella famiglia paterna che in quella materna); 5) ho sempre insegnato nelle scuole statali sino all’età del pensionamento.

Penso di poter affermare che la vita politica italiana l’ho vissuta in modo abbastanza consapevole, senza scendere mai a compromessi e, perciò, senza l’ambizione di voler occupare posti di prestigio e/o di potere. Sine ira ac studio mi permetto, così, di evidenziare alcuni punti meritevoli a mio parere di approfondimento e discussione.

1) L’elenco di personaggi che si sono attivamente impegnati nella vita politica italiana proposto da Domenico Delle Foglie mi lascia alquanto perplesso: la maggior parte di essi meriterebbe non un articolo, ma almeno un libro per essere conosciuto e valutato «nella propria fede cristiana e nel suo radicamento nella società italiana». Sono stato, però, fortemente colpito dall’assenza di Giulio Andreotti… Come mai? Troppo ingombrante?… E personaggi quali Pierferdinando Casini, Roberto Formigoni, Clemente Mastella come li consideriamo?

2) La funzione storica di un partito dei cattolici si è esaurita ormai da tempo nella società italiana anche per le prove di scarsa affidabilità morale dei cosiddetti «politici» che si son venute moltiplicando negli ultimi decenni. Quali e quanti interessi, quali combriccole affaristiche, quali inconfessabili intrighi sono stati coperti dai simboli dei partiti fra cui, purtroppo, anche quello scudo-crociato?

3) La presenza dello Stato Vaticano in Italia significa ancora, purtroppo, per molti cittadini italiani un «infortunio» della storia, che a fatica riesce a scrollarsi di dosso ipocrisia, corruzione e malversazione. Che cosa significa la presenza di una «banca vaticana», comunque la si voglia chiamare? Che cosa significa oggi l’esistenza dei «cappellani militari» con i vari gradi gerarchici?

4) Qualificare come «populisti» in senso volutamente spregiativo movimenti e partiti politici che si propongono, al di là delle vetuste ideologie destra/sinistra, di agire «a vantaggio di tutti» e non «a beneficio dei soliti pochi» è una tattica a mio parere, oggi come oggi, decisamente perdente. Ci dimentichiamo che il partito dei cattolici era nato come «Partito Popolare»?

5) Il buon Delle Foglie farebbe bene a ricredersi, oggi, sulla possibilità di una «democrazia diretta»… Non siamo più, per fortuna, all’età della pietra e del «popolo bue»…

Non approfitto oltre dello spazio a disposizione, ma non posso non augurarmi che gli organi ecclesiali statutari, come le varie commissioni diocesane preposte alle attività socio-culturali, si propongano concretamente di favorire la partecipazione e la consapevolezza dei giovani al di là delle sterili celebrazioni a vantaggio dei «soliti noti». Come si dice, «a buon intenditor, poche parole»…