Monsignor Simoni: «Non sostengo l’idea del partito dei cattolici»

Caro Direttore, la presentazione del mio pensiero attorno alla complessa questione dell’impegno dei cattolici italiani nella società e nella politica – pubblicata su Famiglia Cristiana del 28 novembre u.s. a pag.49 – rischia di creare più confusione che aiuto. Ho già avuto al riguardo richieste di chiarificazioni. Comprendo la difficoltà giornalistica di riportare in poche battute un pensiero che in effetti è articolato. Ma la traduzione che ne è stata fatta su Famiglia Cristiana non rende affatto giustizia a ciò che cerco di proporre alla riflessione dei cattolici.

L’idea che sostengo non è quella del «partito dei cattolici». Detta così, si tratterebbe di una prospettiva di per sé ambigua oltre che fuori del tempo: mai pensata da me, né oggi né ieri. La mia tesi di fondo è invece questa. Le varie «appartenenze» partitiche e scelte elettorali non devono far dimenticare ai cattolici la loro «Appartenenza» alla comunità cristiana, che implica una medesima visione dell’uomo e della società, una conseguente e medesima preoccupazione del bene comune e l’adesione concreta alla dottrina sociale della Chiesa, vista e seguita nella sua interezza. Su questa base, aggiungo, i cattolici non possono non sentirsi coinvolti nel grande «movimento cattolico» (quello, ad esempio, che si è ritrovato ed espresso nella recente Settimana Sociale di Bologna): movimento composto da una pluralità di soggetti, di opere e di sensibilità, presente e attivo in forme molteplici nella società civile, e inevitabilmente interessato e aperto – per quanto da essa distinto – all’attività propriamente politica, alla quale spetta istituzionalmente il compito di presiedere alla ricerca del bene comune. In una tale prospettiva, sostengo che quanti hanno fatto, più o meno convinti, questa o quella scelta tra i due attuali schieramenti politici italiani restino pure, se credono, nell’uno o nell’altro «condominio», impegnandosi però (ecco il problema) a non perdere la loro identità di cristiani, a marcare la loro «differenza» mentre collaborano con i «condomini» e dialogano con tutti, a non esagerare nella polemica con i cattolici dell’altra parte come si trattasse di una «lotta continua» tra fratelli, a non considerare «eterne» le scelte e le scene attuali, e anche a rivedere il diffuso apriorismo contro il metodo elettorale proporzionale.Sostengo al tempo stesso che quanti, invece non si sentono a loro agio in nessuno degli attuali partiti e schieramenti e non accettano né l’attuale confusione politica, né il dogma bipolarista in voga, hanno tutto il diritto, se ne hanno la convinzione e il coraggio, non tanto di fare un «partito dei cattolici» ma di cercare, questo sì, la via per costruire una loro rappresentanza politica alternativa, non confessionale ma di chiara ispirazione cristiana, per quanto oggi minoritaria, quasi una loro «casa» autonoma, significativa, e utile a tutti per quanto piccola (ma forse bisognosa, nel tempo, di qualche stanza in più). So bene che questo è un discorso controcorrente. Sia pure. In ogni modo non siamo, né facciamoci considerare, una sottocultura funzionale a progetti culturali, a partiti e a interessi nazionali ed internazionali forti, non certo preoccupati della autentica ispirazione che ci guida nel mondo.Presentare le cose diversamente, come in quella pagina di Famiglia Cristiana, nuoce non tanto alla mia persona (pazienza), quanto soprattutto all’idea del Collegamento Sociale Cristiano alla quale sto dedicando un po’ di tempo insieme ad altri, e il cui significato può essere conosciuto sul sito www.collegamentosocialecristiano.it o scrivendo al CSC, piazza Lippi 21, 59100 Prato (fax 0574 499738 / 499750).Gastone SimoniVescovo di Prato