Il caso Boffo da Lerner tra veleni e «Ave Marie»

di Mauro Banchini

Imperdibile la puntata del Gad dedicata ai misteri dell’affaire Boffo. Azzecato il titolo (Il codice da Feltri) e stimolanti gli ospiti: lo scrittore Messori, il teologo Mancuso («cattolico»? I gesuiti hanno da ridire), il giornalista ciellino che, in una trasmissione dedicata a «fratelli-coltelli», ha un cognome (Amicone) da manuale, il collega di «Avvenire» grande amico di Boffo (ma anche dei lettori di «ToscanaOggi». Penna squisita, il collega Umberto Folena), il cronista giudiziario Nuzzi che ha scritto un libro cult sulle finanze oscure del Vaticano, il normalista Prosperi, la scrittrice Rosa Matteucci andata a Lourdes per leticare con Dio e tornata pazzamente innamorata proprio di quel Dio da lei prima contestato.

E il bravo Gad («orgogliosamente amico di Boffo», proprio come Folena) non aveva mancato di riempire lo studio con cattolici «di base», scelti tra quelli dei gruppi di preghiera: voleva vedere, Gad, l’effetto che faceva, a queste buone donne, ascoltare le nefandezze (vere? false? esagerate? taroccate? scandalose? normali?) di una Chiesa che a me – piccolo cattolico neppure tanto «adulto» nato in montagna e abitante in campagna, dunque molto lontano dai giri che contano – hanno sempre detto essere, insieme, «santa e peccatrice». E mi hanno sempre detto di ricordare che Gesù, nel fondarla, l’aveva messa in mano a quel sant’uomo di Pietro bene sapendo la sua propensione alla vigliaccheria: con la storia del gallo e delle lacrime amare del primo papa quando si rese conto della nefandezza che aveva appena compiuto.

E di nefandezze, nelle due ore e mezzo di Infedele, ne abbiamo intuite molte: non solo quelle legate alla lotta … per «bande» (terribile, se fosse vero. E tutti tifiamo perché vero non sia) che sarebbe in corso nei sacri Palazzi per il governo della Chiesa. Ma anche le nefandezze su cui Nuzzi – cronista di «Libero» e certo non aggregato alla compagnia di giro dei pregiudizialmente anticlericali – ha riportato nel suo libro che parla di Ior ufficiale e Ior parallelo, di fondi neri e tangenti, dell’immancabile Andreotti e di soldi tolti ai poveri per arricchire i ricchi sotto la cupola di San Pietro. E di nefandezze parla perfino Benedetto XVI: sporcizia, carrierismo, gente di Curia – ma non solo – che «si morde e si divora» a vicenda. Dio mio, ma che accade?

Davvero c’è entrato «il baco»? Davvero Santa Romana Chiesa è ridotta così in basso da essere «ostaggio di Vittorio Feltri» e delle sue brutte manovre? Davvero un ottimo professionista come Boffo, che di «Avvenire» ha fatto una testata prestigiosa, è stato «ucciso» su input del direttore dell’Osservatore Romano e – come ha riferito in trasmissione Vittorio Messori – con il plauso di cardinali?

C’entra qualcosa la scelta fatta dal direttore Boffo, l’estate scorsa, di ospitare lievi critiche sulle gesta di un premier che è anche datore di lavoro del cinico Feltri? E che scelte finirà per prendere il papa teologo dopo aver avocato al suo più fidato collaboratore una inchiesta interna sul caso? Può la Chiesa, sopravvissuta ai Borgia, sopravvivere a queste bufere o sono proprio tali bufere che, alla fine, riescono a purificarla?

Con la bufera di «Vaticano spa» pare accaduto proprio questo, visto che il nuovo capo della banca vaticana è personaggio specchiato: l’inchiesta di Nuzzi, basata su documenti mai smentiti, gli è addirittura servita – pare – per dare maggiore trasparenza alla sacra banca.

Come si governi la Chiesa io, proprio, non lo so. Ma mi piace Mancuso quando, appoggiandosi (lui, che pontifica su «Repubblica»!) alle pie donne di padre Pio, polemizza con la «concretezza» di Amicone e ricorda che la Chiesa si governa proprio «con le Ave Marie». Era Marcinkus a sostenere che le «Ave Marie» servono a poco: adesso, dal Paradiso, presumo abbia cambiato idea. Ma la bellezza, e la forza, della Chiesa è che dentro possono starci – uniti dalla stessa fede nel Risorto – Amicone e Mancuso, Messori e Nuzzi, le pie di Pio e gli esperti di Borsa, quelli delle «Ave Marie» e quelli del «Padre Nostro». Basterebbe ricordarlo e non temere le differenze sui dettagli se poi, sui fondamentali, c’è davvero un legame più grande.

Splendida la signora Miranda quando si augura che certi cardinali, almeno, si ricordino … di dire Messa. E tenera l’altra pia di Pio quando auspica che il papa «tagli i tralci secchi di una Chiesa viva». Bella la provocazione della Rosa («Come donna mi ritiro da voi. Avete detto troppe parole») funzionale alla possibilità che anche nella Chiesa l’universo femminile abbia più spazio.

Guardando Lerner abbiamo saputo che Feltri sarà giudicato dall’Ordine Giornalisti lunedì 22. Rischia la radiazione: forse è anche per questo che, a dicembre, si è scusato (o ha fatto finta di scusarsi) con Boffo anche se nessuno se n’è accorto visto che la notizia è passata sotto silenzio.

E abbiamo saputo, da Umberto Folena, che difficilmente Boffo tornerà a fare il giornalista. Questa, se fosse vera, sarebbe una brutta notizia perché Boffo è uno che ci sa fare. E se la Chiesa ha bisogno di trasparenza, il giornalismo ha bisogno di schiene dritte. Non di servi che pugnalano alla schiena.

COMUNICATO DELLA SEGRETERIA DI STATO: FALSE ILLAZIONI SU COIMVOLGIMENTO VATICANO