«Nessun dorma», canta Sanremo!

di Mauro Banchini

L’anno prossimo ne farà 60, di anni e – lo giuro – lo guarderò tutto. Ma stavolta, nell’anno dei 59, ho già preso altri impegni da martedì 17 a sabato 21: sarà grassa se di serate, al Festival di Sanremo, ne vedrò una. Mi sento però di farmi portavoce di una forte scuola di pensiero secondo cui sarebbe meglio se le serate da Sanremo, invece di cinque, fossero tre. O anche due. O perfino una.

In ogni caso il «Nessun dorma» di Mina – naturalmente per promuovere il nuovo album – merita di essere visto. Aprirà la prima serata: insieme con le 40 conigliette 40 di Playboy annuncia un’edizione che qui cerchiamo di anticipare puntando sui testi. A parte il complesso degli Afterhours (sei tizi secondo cui «c’è una strada in mezzo al niente, piena e vuota della gente e non porta fino a casa se non ci vai tu». Non è molto chiaro il senso, ma sono chiare almeno due parolacce), il primo in ordine alfabetico è un mito: Al Bano. È sui 65, ma giura che «L’amore è sempre amore». Punta al futuro («Coltiverò così la mia speranza») regalandoci una rara perla di saggezza («Il mare non si chiude in una stanza»). Intelligente.

Arrivano due chiamati Alexia e Mario. Non hanno di meglio da fare che raccontarci di una certa «Biancaneve». Cantano in tre modi diversi: insieme («senza me, senza me, senza me, senza me, ma dove vai amore?»); solo lui («la vita via va come una vela, quasi a metà questa mia mela»); solo lei («Presto tu ti accorgerai, che Biancaneve strega hai»). Drammatico.

Meglio provare con il più giovane: Marco Carta. Si rivolge a una lei per comunicarle poche ma sentite parole («Tu sarai la forza mia, il mio gancio in mezzo al cielo»). Non è chiaro come faccia, un gancio, a starsene in cielo ma che importa? Il successivo, tale Sal da Vinci, ha un problema: non riesce a far innamorare la sua ragazza. Le tenta tutte: la porta perfino a cena e paga «il conto finale». Nulla. «Dopo l’ultimo caffè, sento in bocca il gusto dell’amaro». Deludente.

Canta l’amore («Il mio amore unico») anche una chiamata Dolcenera. «Dammi un bacio e dimmi se c’è ancora lei … La mia bocca è qui, giuda irresistibile». Meglio non andare oltre e passare ai Gemelli diversi: quattro signori che sostengono di essere «Vivi per miracolo». Il messaggio è sociale. «Per un barbone affamato, morto nel prato, per quello che si è salvato, grazie a un euro donato, e per l’uomo che l’ha sfamato, al volontariato». Toccante.

Ed ecco Fausto Leali, un altro mito. «Quando crescono i figli non ti danno più retta, hanno sempre ragione vanno troppo di fretta, sanno dirti soltanto buongiorno e ti accorgi che è meglio se ti levi di torno». Imbarazzante.

Meno male che c’è Masini. Il Marco fiorentino canta «L’Italia» e il testo è di quelli complessi. «È un paese, l’Italia, dove tutto va male. Lo diceva mio nonno che era un meridionale». Arriva un’altra coppia (Nicky e Stefano). Se la cavano sostenendo «L’amore è la mia unica energia, l’amore sarà la legge della vita mia».

Top secret il testo di uno che si chiama Povia. In tandem con i furbacchioni dell’Arcigay, ci hanno montato una polemica per via di un tempo imperfetto («Luca era gay»): sono mesi che non si fa altro che parlare di questo Luca e del perché se «era» (gay) non lo «è» più. Fatti suoi. Tanto arriva Patty Pravo. Anche lei i sessanta li ha passati, ma continua a scaldarsi con complesse questioni amorose di cui non vale la pena interessarsi. A cantare «L’opportunità» ci si mettono Pupo, Paolo Belli e un senegalese. Il nero è «l’amico sconosciuto» a cui si rivolge uno dei due per dire – notare le rime – «anch’io sono combattuto per tornare nella terra dove sono cresciuto dove il tempo si è fermato, caro amico sconosciuto».

Francesco Renga omaggia Pavarotti. Qui il punto più alto è toccato quanto «l’uomo senza età si confonde con la realtà». Nulla a paragone di tale Tricarico che in un momento di esaltazione («Sono bello, sono bellissimo, sono bravo, sono bravissimo, sono solo, sono solissimo») precisa di non avere «spinto più sulle favole» avendo sognato un bosco «senza fragole». Sorprendente.

Ma a stupire è l’ultima, in ordine alfabetico. Tale Zanicchi Iva. Sta per compiere 70 anni, è perfino eurodeputata e canta di una donna (lei?) che in amore ha sempre dato e ora vuole solo … avere. «Ti voglio senza amore – canta la settantenne – quel tanto che mi basta, ad inventarmi un trucco, per perdere la testa. Ti voglio senza amore, ma dammi tutto il resto, fai quello che ti piace, però non finire presto». Esplicito.