«Poker Italia 24» e il pollo di Amarillo

di Mauro Banchini

«Se nella prima mezzora non capisci chi è il pollo, allora il pollo sei tu». Parola di «Amarillo» Preston, campione del mondo 1972 di poker.

E siccome io, di poker, so nulla ma devo scrivere su «Poker Italia 24», sono andato su Wikipedia. Digitando «poker» ho trovato le parole sul «pollo», che mi consentono una fra le chiavi interpretativi per il singolare canale tematico Sky.

24 ore su 24 sul re dei giochi d’azzardo: da Sky basta cliccare 222 (moltiplichi per 3 ed ecco 666, mitico simbolo del demonio) per precipitare in una follia. Trovandomi alieno (ripeto: so nulla di poker. Nulla pure di scopa. Con le carte a volte mi imbroglio perfino al solitario) riesco a starci, sul 222, un quarto d’ora. Mi basta per farmi un’idea.

Tutto, pubblicità compresa, ruota sulle carte: fra poco inizierà «Pokerissimo», subito dopo «Cash game» e domani «Poker club». Adesso sta passando un campionato mondiale – 2005 – tenuto in Australia. Gente allucinante, forse pure allucinata, attorno al tavolo verde (questo lo so: i tavoli da gioco sono verdi) che guardano le rispettive carte e, ogni tanto, ne tirano giù una, nascosti da pile di fiches. Qualcuno di fiches ne ha molte. Intuisco stia vincendo. Altri ne hanno poche e la mia frequentazione di San Remo o Saint Vincent (intesi come casinò) mi fa intuire che anche nel poker vale la regola della roulette: quando hai finito le fiches, o le ricompri o smetti. Credo valga anche un’altra regola comune: se, per puro caso, ti trovi a vincere, è quello l’esatto momento di smettere.

Al poker – intuisco – guardare le carte altrui è vietato. Ma noi, in tv, possiamo sbirciare le carte di tutti. A un certo punto uno dei sei, al tavolo, perde: incacchiato, non deve farsene accorgere. Pacche sulle spalle agli altri.

Lo show già sarebbe deprimente di suo: ad aggravare ci si mettono due cronisti. Snocciolano fesserie (tipo: «vincere un paio di milioncini aiuta sempre» oppure «chi dice che questo è un gioco di fortuna non ha capito nulla»), ma mi fanno incuriosire su chi avrebbe vinto i 7,5 milioni di dollari del premio finale. Nulla da fare: la puntata del WSOP (World Poker Tour) si interrompe e per sapere il vincitore, secondo loro, dovrei tornare domani. Col cavolo!

A proposito: basta cambiare una vocale ed ecco SWAP: titoli spazzatura con cui qualche banca ha fregato gente che cercava guadagno facile.

Non mi resta che passare al «pokerissimo» (il saggio correttore automatico cambia in «poverissimo»). Tutto è organizzato da Lottomatica con il marchio dei Monopoli di Stato. Etico guadagnare così?

Una signorina bionda presenta tale Fernando, ragazzo romano che giocherà con tale Carlo. Tutto attraverso il computer. La bionda dice che c’è «regolare licenza» e che per aprire il «conto gioco» si deve essere maggiorenni. Fernando batte Carlo e vince qualche euro.

Intuisco che avrei potuto giocare anch’io, aprendo il «conto giochi»: una sorta di borsellino elettronico, con password e nick name. Mi sa tanto di tassa per i gonzi e non vedo perché dovrei aprire un «conto giochi» per giocare a poker quando, oltretutto, a poker neppure so giocare.

Non so giocare neanche alla roulette, ma siccome ogni tanto c’entro – in un casinò – le regole di quest’altro azzardo sono più facili: metti una fiche sul 26; se esce vinci un sacco di soldi, ma se, ad esempio, esce il 25 la tua fiche la prende il croupier. Difficile che esca il 26. Un’altra regola: puoi anche puntare sul nero o sul rosso (ma non insieme: pare sia inutile). Se esce rosso e hai puntato nero perdi la fiche, ma se esce rosso e l’hai messa su rosso, il croupier te ne dà un’altra. Più sciocco del poker. Anche la roulette, oggi, si può giocare sul web. E aspetto un canale tv dedicato solo alla pallina, sapendo che vince sempre, comunque, il banco.

Tornando a «Poker Italia 24», non manca il solito ricorso all’ipocrisia: quella che vende superalcolici ai ragazzi solo perché sulle bottiglie è scritto «bevi responsabile». Qui appare «gioca senza esagerare». Wikipedia mi dice che poker deriva, forse, dal termine francese «poque» (ingannare) che a sua volta verrebbe dal tedesco «poken» (bluff). Non fatico a crederci. Penso abbia proprio ragione «Amarillo»: c’è sempre un pollo da fregare. E pure sul 222 c’è sempre un pollo. Forte rischio che ti somigli.