Storie di famiglie povere e di ingiusti privilegi

Iacona e ditta piacciono anche perché non è raro vedervi una empatia, che talvolta arriva a sfiorare la commozione, davanti alle storie, spesso dure, che ci portano in casa. E piacciono perché, vivaddio, il format non prevede dibattito con due o tre fessacchiotti che si urlano sopra.
Domenica eravamo in attesa di conoscere di quanto in Grecia aveva vinto Tzipras e per Iacona, in vera diretta, è stato facile ancorare alla stretta attualità greco-europea l’argomento della serata: le conseguenze sul welfare derivanti dal dominio della finanza sulla politica. Ovvero come la Troika ci sta uccidendo.
Con Famiglie abbandonate Iacona e i suoi hanno raccontato storie destinate a colpire anche chi, fra noi, ha il massimo rispetto per tribunali, giudici, comunità di accoglienza. La giusta precisazione (non fare di ogni erba un fascio) è arrivata alla fine: forse non sarebbe stato male, su qualche caso specifico portato sullo schermo dalla parte delle famiglie cui sono stati tolti i figli, dare diritto di replica alle controparti, anche se sull’aspetto più generale dei minori allontanati sia CSM che Garante Infanzia hanno rifiutato (male !) di farsi intervistare.
Ma come non restare colpiti davanti alla storia di Silvia e Gianluca? Vivono ad Anzio. Si sono visti togliere 6 figli, affidati a un istituto di ottime suore. La loro colpa principale? Essere poveri. Ma perché, ecco il punto, non dare direttamente ai genitori una parte di quella cifra colossale (500 mila euro in tre anni) che lo Stato ha comunque speso per mantenere i 6 piccoli nella struttura?
Al di là della storia singola (sempre complicate, le storie singole, anche perché mancano tutti gli elementi di giudizio) la puntata ha fatto emergere uno spiacevole conflitto di interessi: diversi giudici di pace, in tutta Italia, cui è affidata la difficile scelta di allontanare minori da famiglie «disgraziate» inserendoli in comunità protette, svolgono ruoli anche economici … in quelle stesse comunità.
La puntata ha poi analizzato i tagli al welfare fatti dallo Stato nel quinquennio. Se nel 2008 per le politiche sociali si spendeva 10, oggi si spende 1. E un bambino su 7 vive in povertà assoluta. Inaccettabile. Grazie a Presadiretta per avercelo ricordato. E grazie per il servizio su quanto, in tema di sostegno alle famiglie, accade in Danimarca.
Domenica prossima imperdibile puntata sui privilegi. Si parte con un avvocato perugino, che si cognome fa Cartasegna, riuscito ad andarsene in pensione con 651 mila euro lordi all’anno. Che fanno 54 mila al mese. Che fanno 1.800 al giorno. Vallo a spiegare tu a uno solo di quei bambini costretti a fare i conti con la povertà. Iacona lo racconta: come non indignarci? Come non pretendere giustizia?