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Rubrica: Risponde il teologo

24 Dicembre 2021

Il vero Babbo Natale? È Dio Padre che dona all’umanità il regalo più grande, suo figlio

di Riccardo Bigi

Ho letto la polemica nata perché un vescovo ha detto che Babbo Natale non esiste. So che il discorso è delicato, e che si rischia di rompere un’usanza ormai cara a tante famiglie. Come fare però perché questa figura, nata per fini commerciali, non contrasti con la verità del Natale? Come recuperare il senso cristiano di questa tradizione?

Risponde don Francesco Vermigli, docente di Teologia dogmaticaLa lettera inviata a questa rubrica è scritta sull’onda delle parole del vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, a margine della festa di San Nicola. Recentemente poi lo stesso vescovo è tornato sull’argomento, precisando sia il contesto, sia il senso in cui erano state dette quelle parole (l’articolo si può trovare sul sito internet di Avvenire).Le obiezioni sollevate possono essere ricondotte a quella fondamentale, secondo la quale quella predica avrebbe tolto larga parte della magia del Natale. Si è detto che ai bambini non si può dire che Babbo Natale non esiste, perché significa strappar loro la possibilità di sognare a occhi aperti. Quest’obiezione fondamentale è molto interessante, perché nasconde a un tempo il desiderio che sta sotto questa figura di vecchio uomo saggio e buono e i limiti connessi a quella stessa figura.Come noto, Babbo Natale è figura dell’immaginario collettivo europeo e conseguentemente nordamericano, che si deriva dalla vicenda biografica di San Nicola di Myra (da cui in larghe zone i nomi di Sinterklaas, Santa Claus…). In larga parte del mondo nordeuropeo si è mantenuto il riferimento al giorno in cui si ricorda san Nicola e le due figure, quella storica e quella immaginaria, hanno continuato a sovrapporsi. Ma una volta spostato il personaggio di Babbo Natale dal giorno di San Nicola a quello del Natale, sono state due le conseguenze non piccole: che la figura di Babbo Natale non ha più alcuna connessione esplicita con il vescovo di Myra e che quella figura è ora venuta a sovrapporsi al giorno grandioso per la nostra fede, in cui si ricorda che la nascita del Salvatore del mondo.Come dicevamo sopra, possiamo notare a un tempo desideri autentici e limiti in questa figura immaginaria. Il desiderio che notiamo è quello che ci sia qualcuno a proteggere i bambini, a curarli, a farsi prossimo a essi. Un desiderio ancestrale, di benevolenza per i piccoli che appartiene al nostro tessuto umano più profondo. Quando si teme che dire ai bambini che Babbo Natale non esiste, significa togliere qualcosa ai loro sogni, questo timore nasconde la preoccupazione per la cura e la protezione dei bambini, per la loro crescita e per il bisogno che essi sentono di essere amati. D’altra parte, c’è da chiedersi se questa figura fortemente commercializzata possa davvero garantire questa preoccupazione così bella e profonda.C’è un passaggio dell’intervento del vescovo davvero interessante. Quando dice che Babbo Natale porta i regali, sì, è segno di vicinanza per i bambini, sì, ma solo per quei bambini i cui genitori possono permettersi di comprare i regali. E quel bisogno di vicinanza, di prossimità, di cura e di protezione si frantuma in quello stesso momento. Perché questo desiderio viene nei fatti già rinnegato. Una volta che un desiderio diventa parte del meccanismo del mercato, si soggioga a quel meccanismo, per cui solo chi può partecipare alla dinamica della domanda e dell’offerta, vede garantito quel desiderio. Ma può esistere un desiderio buono, solo per alcuni e solo perché questi alcuni stanno dentro a questo meccanismo commerciale?Arriviamo al dunque. Quale significato ha il giorno della nascita del nostro Salvatore? Quale significato ha proprio sul punto di questo desiderio autentico e vero, ma nei fatti frustrato dal meccanismo della domanda e dell’offerta? La nascita del Salvatore apre un orizzonte senza privilegi, un orizzonte smisurato, senza confini. Quel Bambino viene per tutti, per chi ha e per chi non ha. Egli è il segno concreto, reale della cura, della prossimità di Dio per tutti. In modo particolare, è per i bambini che Gesù è il segno evidente della vicinanza di Dio per l’uomo: perché il bambino comprende meglio di tutti la dinamica del dono, di ciò che sorprende, di ciò che stupisce. Il bambino sa che il regalo è il segno dell’amore gratuito. I bambini, proprio loro, possono cogliere con maggiore immediatezza questo fatto: Gesù è il dono del Padre per noi, per ciascuno di noi. E si stupiscono e si meravigliano dell’amore del Padre.Si potrebbe dire che a Natale Babbo è proprio il Padre, è lui il vero Babbo che dona gratuitamente il Dono per eccellenza. Quel dono che proprio i più piccoli hanno gli occhi per vedere e per il quale proprio i più piccoli hanno il cuore per stupirsi e per commuoversi.

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