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Rubrica: Risponde il teologo

12 Luglio 2011

La Comunione: è corretto riceverla nella mano?

di Archivio Notizie

Ho letto sul Giornale un articolo di Magdi Cristiano Allam che riferisce che, durante la Messa celebrata dal Papa a San Marino, è stata data la raccomandazione a non richiedere l’ostia nella mano, ma di accoglierla direttamente in bocca, per evitare il rischio della «profanazione». Allam dice che questa è l’indicazione del Papa, e che quindi i sacerdoti dovrebbero attenersi. Eppure vedo che ormai nelle parrocchie l’uso della comunione sulla mano è il più comune; anche a mia figlia, che ha fatto da poco la Prima Comunione, è stato insegnato a farla in questo modo. Come stanno le cose?

Massimo Cappelli

Risponde don Roberto Gulino, docente di liturgiaPrendiamo spunto dalla domanda del nostro amico lettore per chiarire la questione sulla modalità di ricevere la comunione durante la celebrazione eucaristica…

Se ci guardiamo indietro vediamo come nelle prime comunità cristiane era normale ricevere il corpo di Cristo direttamente sulle mani; al riguardo vi sono numerose testimonianze, sia nell’area orientale, sia in quella occidentale: molti Padri della Chiesa – Tertulliano, Cipriano, Cirillo di Gerusalemme, Basilio, Teodoro di Mopsuestia… -, diversi canoni giuridici sanciti durante sinodi e concili (il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605…), fino alle testimonianze dell’VIII secolo di s. Beda il Venerabile e s. Giovanni Damasceno: tutti attestano la medesima diffusa tradizione.

In questi documenti si chiede sempre che il comunicarsi sulla mano avvenga con grande rispetto e devozione: pulizia delle mani per gli uomini, velo sulla mano per le donne, mani disposte a forma di croce… ed inoltre si indica la profonda attenzione da avere contro il pericolo di profanazione (da sempre tenuto di conto).

Quando nel medioevo alcune correnti teologiche misero in discussione la modalità della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento – arrivando alcuni a definirlo come un segno vuoto che richiama solo lontanamente la realtà sostanziale del Signore presente in mezzo a noi – la reazione della comunità ecclesiale fu di sottolineare maggiormente la venerazione e l’adorazione per le Specie Eucaristiche fino ad introdurre il nuovo rito di ricevere la Comunione direttamente sulla bocca ed in ginocchio proprio per sottolinearne la grandezza della presenza reale del corpo di Cristo.

Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, attraverso l’Istruzione Memoriale Domini promulgata dalla S. Congregazione per il culto Divino il 29 maggio 1969, la Chiesa ha lasciato alle singole Conferenze Episcopali la possibilità di richiedere la facoltà di introdurre l’uso di ricevere la Comunione sulla mano.

In Italia tale prassi è stata richiesta dalla Conferenza Episcopale nel maggio 1989 ed è entrata in vigore il 3 dicembre dello stesso anno, prima domenica di Avvento. Il testo dell’Istruzione sulla Comunione eucaristica, datato 19 luglio 1989, circa la modalità di questo ulteriore modo di ricevere l’ostia consacrata spiega: «Particolarmente appropriato appare oggi l’uso di accedere processionalmente all’altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l’Amen la fede nella presenza sacramentale di Cristo. Accanto all’uso della comunione sulla lingua, la Chiesa permette di dare l’eucaristia deponendola sulla mano dei fedeli protese entrambe verso il ministro, (la sinistra sopra la destra), ad accogliere con riverenza e rispetto il corpo di Cristo. I fedeli sono liberi di scegliere tra i due modi ammessi. Chi la riceve sulle mani la porterà alla bocca davanti al ministro o appena spostandosi di lato per consentire al fedele che segue di avanzare. Se la comunione viene data per intenzione, sarà consentita soltanto nel primo modo» (n° 14-15).

È importante sottolineare come ricevere la Comunione sulla mano non è un obbligo, ma una possibilità, lasciando al singolo fedele la facoltà di scegliere la modalità più confacente alla propria sensibilità spirituale. Ed è altrettanto importante ribadire come questa duplice prassi non è prevista in tutte le nazioni, ma solo in quelle in cui la Conferenza Episcopale ha richiesto ed ottenuto tale facoltà dalla Santa Sede.

Il Papa ha chiesto espressamente che nelle celebrazioni da lui presiedute si distribuisca la Comunione solo sulle labbra dei fedeli; l’elevato numero dei partecipanti e le condizioni stesse del luogo della celebrazione (spesso in luoghi aperti) fanno ben comprendere l’opportunità di questa decisione.

Concludo richiamando come sicuramente entrambi gli usi hanno significati propri e profondi. Di certo occorre ricevere il corpo di Cristo sempre con fede, rispetto e adorazione indipendentemente dalla specifica modalità, stando attenti ad ogni singolo frammento dell’eucaristia ed al decoro dei nostri gesti («…fai delle tua mano sinistra un trono per la tua mano destra, poiché questa deve ricevere il Re…» s. Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche, 5,21).

Come sempre, la sostanza delle azioni liturgiche ci chiede di unire e fondere insieme l’interiorità dello spirito con le modalità esteriori della loro celebrazione.

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