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Rubrica: Risponde il teologo

3 Luglio 2007

Lo studio della teologia negli Istituti superiori

di Archivio Notizie

In questi ultimi anni la stampa cattolica, in particolare anche il nostro settimanale, risalta doverosamente l’indiscutibile preziosità culturale che offrono gli Istituti Superiori di Scienze Religiose. Considerando la complessità delle discipline trattate, gli stessi docenti suggeriscono agli iscritti la frequenza obbligatoria di almeno il cinquanta per cento delle lezioni, sufficienti per sostenere gli esami. Per coloro che intendono intraprendere questo percorso e sono impossibilitati, per ragioni professionali, a frequentare, rimane soltanto l’alternativa di… lasciar perdere? Marco Mannucci – Diocesi di Lucca

Risponde don Alfredo Jacopozzi, direttore del’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Ippolito Galantini» di FirenzeGli Istituti Superiori di Scienze Religiose (Issr) in Italia hanno compiuto venti anni. Sono nati sotto la cattiva dizione, tutta intraecclesiale, di teologia «per laici», come dire teologia di «serie B», perché quella di «serie A» la fanno i futuri candidati al sacerdozio nelle facoltà teologiche o nei seminari. Falso! Si è sempre trattato di percorsi con finalità molto diverse. Gli Issr hanno avuto come obiettivo quello di mettere in comunicazione scrittura e teologia con le scienze umane (filosofia, psicologia, pedagogia, sociologia, antropologia culturale) e con le diverse scienze della/e religione/i, oggi più che mai in effervescenza. Un dialogo che in questi anni ha dato frutti molto diversi, anche sostanziosi, all’interno del «prisma» cattolico italiano. Adesso è in atto un ulteriore salto di qualità. Infatti, nel 2010 – quando sarà attuato il cosiddetto «processo di Bologna», ovvero il percorso che i Ministri dell’istruzione superiore dei Paesi europei si sono impegnati a seguire per costruire lo spazio europeo dell’istruzione superiore, integrato a quello della ricerca – gli Issr rilasceranno titoli di laurea riconosciuti a livello europeo. Perciò,da quest’anno gli Issr hanno attuato un «progetto di riordino» che li adegua alla formazione universitaria europea, secondo la formula «3+2» (laurea triennale di base, più laurea biennale di specializzazione), con piani di studio sulla base dei crediti formativi europei. Si tratta di un percorso universitario a tutti gli effetti, che richiede tempi e modalità di svolgimento che ogni istituto ha impostato secondo specifici criteri. Dunque, meglio lasciar perdere? Non credo sia nell’interesse degli Issr allontanare le persone che sono interessate a tali studi. In Italia, da anni è attivo l’Issr all’Apollinare di Roma che organizza corsi di «teologia a distanza» (per informazioni: www.issra.it).

>Si tratta però di pensare qualcosa di diverso e più efficace. Oggi imparare significa tener conto dei luoghi, dei tempi, di ciò che serve e dello stile di apprendimento dello studente. Credo che la prospettiva sia quella di cominciare a pensare percorsi formativi alternativi, che sfruttino maggiormente le nuove tecnologie sul piano della formazione. Capisco che parlare di questi aspetti può sembrare fantascienza. Ma se vogliamo «annunciare il Vangelo in un mondo che cambia», dobbiamo prima di tutto renderci conto di quanto sta cambiando il mondo

risponde il teologoteologia
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