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Rubrica: Risponde il teologo

25 Giugno 2008

Messa in estate: come favorire la partecipazione?

di Archivio Notizie

Tra poco, con la mia famiglia, andremo al mare. Se già durante l’anno è piuttosto faticoso riunirci tutti per andare alla Messa domenicale, durante l’estate l’impresa è ancora più ardua: da un lato c’è la tentazione della spiaggia, la difficoltà da parte dei figli a rinunciare a una mezza giornata di mare. Dall’altra devo ammettere che la Messa in una chiesa sovraffollata, piena di gente accaldata, di persone che entrano e escono dalla chiesa, non è particolarmente allettante. Le parrocchie dei luoghi di villeggiatura non potrebbero, durante l’estate, quando ci sono molti turisti, fare qualcosa per facilitare la partecipazione? All’estero ad esempio mi è capitato di preti che, dopo la Messa, si fermano in fondo alla chiesa per salutare le persone, soprattutto gli «ospiti».

Laura – Firenze

Risponde don Roberto Gulino, docente di liturgiaCondivido pienamente la domanda di Laura ed aggiungo che «facilitare la partecipazione» è un’esigenza avvertita non solo durante il periodo estivo delle vacanze, ma in tutto il corso dell’anno. Del resto lo stesso Ordinamento Generale del Messale Romano (le indicazioni teologiche, liturgiche e spirituali che precedono i testi della celebrazione all’interno del Messale) al numero 18 afferma che «…tutta la celebrazione verrà ordinata in modo tale da portare i fedeli ad una partecipazione consapevole, attiva e piena, esteriore ed interiore, ardente di fede, speranza e carità; partecipazione vivamente desiderata dalla Chiesa e richiesta dalla natura stessa della celebrazione…». Tanto che successivamente, al numero 20, nello stesso Ordinamento si chiede che «…si deve avere la massima cura nello scegliere e nel disporre quelle forme e quegli elementi che la Chiesa propone, e che, considerate le circostanze di persone e di luoghi, possono favorire più intensamente la partecipazione attiva e piena, e rispondere più adeguatamente al bene spirituale dei fedeli». Queste indicazioni richiamano una delle priorità assolute individuate nella riforma liturgica del Concilio Vaticano II – la partecipazione – più volte citata e richiamata in diversi numeri della Sacrosanctum Concilium, la costituzione conciliare sulla Liturgia.

Cosa fare concretamente? Rispondo distinguendo due dimensioni su cui poter intervenire. La prima riguarda gli elementi legati al luogo della celebrazione: l’aula liturgica deve essere accogliente, ben disposta e curata della sua disposizione (si pensi alla seria difficoltà di pregare in presenza di: temperature rigide sia per il freddo, sia per il caldo; luogo troppo buio, o eccessivamente illuminato; mal funzionamento del microfono; difficoltà nel vedere bene la sede, l’ambone, l’altare; panche particolarmente scomode – o in numero insufficiente; ambienti non puliti e trascurati; mancanza di testi per poter eseguire insieme i canti…).

La seconda dimensione riguarda gli elementi della celebrazione stessa: anche in questo caso si può parlare di una liturgia che deve essere accogliente, ben disposta e curata. A cominciare dalla fase che precede l’inizio della Messa (perché non accogliersi fraternamente alla porta – già nei primi secoli era previsto il ministro dell’ostiario – e magari provare insieme i canti della celebrazione?) e comprendendo anche la fase che ne segue la fine (come proposto dalla lettrice, perché non soffermarsi in fondo di Chiesa – magari in un luogo adatto, per non disturbare troppo coloro che volessero trattenersi in raccoglimento – per un momento di saluto e di condivisione?), tutto deve favorire un clima autentico di preghiera e di comunità. Nel corso della celebrazione sono tanti gli elementi da poter valorizzare: le monizioni, le acclamazioni, i canti, le letture, la stessa omelia, i gesti, i momenti di silenzio, i vari atteggiamenti del corpo… tutto può – e deve! – essere vissuto cercando di favorire l’autentica partecipazione e la preghiera dell’assemblea (solo a titolo di esempio, si pensi all’importanza della monizione introduttiva – le brevi parole che seguono il segno di croce ed il saluto liturgico: può aiutare tantissimo ad introdurci nello spirito giusto di quella propria celebrazione; un conto è celebrare un matrimonio segnato dalla gioia e dal clima allegro della festa, altro conto è celebrare un funerale dove i presenti sono feriti dalla scomparsa del loro caro: in entrambi i casi si celebra il mistero salvifico di Cristo, ma occorre attenzione per raccogliere sentimenti tanto diversi e indirizzarli alla preghiera).

Concludo ricordando che, se da una parte è un diritto di ogni fedele poter avere una celebrazione in cui si possa partecipare pienamente (grande responsabilità di chi presiede e cura la liturgia!), è altrettanto vero che il coinvolgimento attivo e consapevole è anche un dovere di ogni battezzato (non di rado ci si trova di fronte a persone poco disposte a partecipare realmente). Un’autentica partecipazione e celebrazione è possibile, oltre alla presenza e alla grazia del Signore, anche e soprattutto con il contributo di tutti!

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