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Rubrica: Risponde il teologo

29 Agosto 2012

Perché nell’Antico Testamento ci sono tante scene di violenza?

di Archivio Notizie

Ho avuto un colloquio con una persona rimasta sconvolta nel leggere nella Bibbia che, durante la conquista della Terra Santa da parte di Giosuè, ci fu il comando di Dio «uccidere tutti», anche gli animali (le parole giuste non sono queste, naturalmente, ma cerchi di capire). Le spiegai che nell’antichità era prassi normale uccidere i vinti o farli schiavi e che la storia della salvezza passa anche attraverso questa storia di uomini e di crimini. Credo di non aver dato una spiegazione sufficiente. Certo, per il cristiano che crede nell’amore gratuito di Dio e nell’incondizionato perdono, non è facile capire questo passo della Bibbia. Con Cristo è cambiato tutto. Non vorrei, però, aver messo nella testa di quella persona un concetto errato. Il far credere che il Dio del vecchio testamento è un Dio crudele, e quello del nuovo un Dio buono. Mi spiega la differenza tra la frase «è parola di Dio» e «parola di Dio?» E che spiegazione dare dell’episodio di Giosuè?

Lelia Dal Santo

Risponde don Filippo Belli, docente di Sacra ScritturaIn effetti la lettera contiene due domande diverse, che però giustamente si intersecano. Rispondo velocemente alla prima, più semplice da affrontare, su cui però ritornerò in seguito. «Parola di Dio» oppure «è Parola di Dio»? La liturgia cattolica ci offre una chiara indicazione. Alla fine di ogni lettura durante la messa il lettore proclama: «Parola di Dio». A volte capita, e impropriamente, che qualche lettore dica invece: «È Parola di Dio». Perché è improprio? Perché può dare l’idea che sia il lettore a decidere se è o meno Parola di Dio, come se dipendesse dalla forza e convinzione della sua affermazione «È…». Invece la Chiesa, molto più sobriamente, invita semplicemente a ricevere qualcosa che gli è dato (Parola di Dio), che non può decidere nemmeno lei stessa, essa lo riceve come tale dalla tradizione apostolica.

La seconda questione è molto delicata. In effetti a noi fa un po’ impressione – se non orrore – leggere certe pagine della Bibbia, e segnatamente la pagina di Giosuè 6 cui fa riferimento la lettera. Alla conquista di Gerico Giosuè ordina infatti: «la città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio  per il Signore» (Gs 6,17); e l’ordine viene prontamente eseguito: «Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino» (Gs 6,21). Per accettarla anch’essa come Parola di Dio, occorre cercare di comprendere a fondo di che cosa si tratta. La prima cosa da dire è che non è una arbitraria distruzione totale, lasciata in mano ai singoli instinti di coloro che conquistano una città. È un voto al Signore. Quindi qualcosa considerato sacro. Il libro del Levitico dice infatti: «ogni cosa votata allo sterminio è cosa santissima, riservata al Signore. Nessuna persona votata allo sterminio potrà essere riscattata; dovrà essere messa a morte» (Lv 27,28-29).

La seconda cosa da osservare è che il voto di sterminio riguardava solo il territorio promesso ad Israele da parte del Signore, non altro tipo di conquiste o beni di cui ci si appropriava. In terzo luogo la Bibbia ci testimonia una progressiva attenuazione della pratica fino alla sua scomparsa. Cosa significava tutto ciò? Era il modo – a imitazione di tanti popoli e culture – di affermare che la guerra e la conquista intercorsa era voluta da Dio, cosicché tutto il possibile bottino era riservato al Signore, nessuno poteva appropriarsene. Era un modo di rendere in qualche modo santa la guerra e le sue eventuali conquiste.

Ma possiamo affermare che questo era realmente voluto da Dio? Ci sono buoni motivi per dubitarlo. Innanzitutto se si guardano bene i testi l’ordine di votare allo sterminio non è mai ingiunto direttamente da Dio, ma da coloro che guidano il popolo e le sue guerre.

Occorre anche aggiungere che se si osserva l’intera rivelazione che ci è testimoniata dalle Scritture, oltre ad un sensibile progresso nelle questioni morali, ci sono anche alcune smentite clamorose di leggi e precetti. Le più famose ci vengono da Gesù stesso. Per sei volte nel vangelo di Matteo è riportato il detto di Gesù che suona: «avete inteso che fu detto, ma io vi dico» a correzione di alcuni atteggiamenti contro più sane esigenze morali (Mt 5,21-48). Ma il più famoso è quello riguardo al divorzio dove Gesù afferma che esso era stato stabilito da Mosé «per la durezza dei vostri cuori», ma che «da principio non fu così», dove il principio significa ciò che Dio voleva nel creare l’uomo e la donna (Mt 19,3-9).

Con questo esempio in mente possiamo ritenere che la pratica del voto di sterminio fosse una concessione ad usi comuni ai popoli vicini e che fosse stata rivestita di sacralità inserendola nella Legge mosaica.

La cosa più interessante è che Dio non ha avuto scandalo di tutto ciò, non ha avuto scandalo della fragilità umana, e l’ha accompagnata e l’accompagna al suo perfezionamento. Non ha avuto nemmeno scandalo di farsi uccidere dagli uomini. Questo ci fa comprendere che la Rivelazione divina non è una ingiunzione categorica dall’alto, ma la testimonianza dell’amorevole condiscendenza del Mistero divino alla nostra condizione umana per accompagnarla al suo destino di bene. Per questo dalle Sacre Scritture accolte dalla Chiesa come Parola di Dio non sono state eliminati alcuni passaggi più scandalosi. Il più grande scandalo in effetti è quello che offre di sé Dio stesso, immischiandosi in tal modo con la storia umana fino ad assumerne tutto il male per redimerlo.

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