Pisa

SAN RANIERI SULLE ACQUE DELL’ARNO

di Graziella Teta

C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico, in questo sabato sera speciale che ha trasformato il centro di Pisa, immergendolo in un silenzio irreale, interrotto solo a tratti dallo sciabordio dei remi delle barche in Arno, dal suono delle campane, dagli applausi della gente, da canti sacri e preghiere. Di nuovo, in questo sabato sera d’estate incipiente, c’è quest’atmosfera che abbina sacro e devozione popolare, ci sono i giovani che si fanno il segno della croce all’unisono con gli anziani, stretti gli uni agli altri sui ponti del Lungarno. Di antico c’è il ricordo di cinquant’anni fa (ed era un altro secolo, un altro millennio), che ancora resiste nella memoria di molti, della precedente processione solenne fluviale della sacra reliquia del corpo di San Ranieri, avvenuta nel 1961 nella ricorrenza degli 800 anni dalla sua morte. Di antico c’è la storia, che è una grande lezione di fede, del ricco pisano diventato povero per gli altri, alla sequela di Cristo. Di antico c’è l’attaccamento di Pisa per il suo patrono, che le ha dispensato prodigi e grazie per renderla «più santa». Attraversando secoli e millenni, quell’antico santo laico è tornato nuovo nell’anno giubilare dell’850° a lui dedicato, ed attuale è il suo messaggio per noi posteri.L’urna con il suo corpo giunge poco prima delle 20,30 allo scalo dei Canottieri, proveniendo in corteo scortato dalla cattedrale. Otto addetti dell’efficiente staff dell’Opera della Primaziale depositano con cura la teca sul piano rialzato al centro del battello (è quello comunale del Palio di San Ranieri) da loro allestito sobriamente (composizione floreale, piccole luci, un drappo verde scuro intorno alla teca). Il cancelliere arcivescovile, monsignor Giuliano Catarsi, segue l’operazione di imbarco, rimanendo sempre vicino alla reliquia. Poi arrivano le autorità religiose, l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto con i canonici del Duomo, e quelle civili: il presidente dell’Opera della primaziale Pierfrancesco Pacini, accompagnato dai deputati Gabriella Garzella, Giovanna Giannini, Giovanni Padroni, con monsignor Ferdinando Verona nella doppia veste di canonico e componente della deputazione; quindi, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, il presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni, il prefetto Antonio De Bonis.Alcuni religiosi scambiano qualche battuta con i cronisti di giornali e tv, ricordando un’altra processione fluviale con le reliquie di San Ranieri avvenuta nell’anno santo 2000, «ma non era solenne come questa: è davvero una grazia essere qui», commentano.Ore 21, tutto è pronto per la partenza. Il battello si muove «guidato» con piglio dal timoniere Massimo Bellani, che non nasconde un filo di tensione: «Non abbiamo fatto una prova: speriamo vada tutto bene». L’ha appena detto quando il dispettoso vento di scirocco, che ha soffiato tutto il giorno, si cheta durante il viaggio fluviale. Massimo commenta: «Siamo fortunati… sarà perché portiamo San Ranieri». Ma ha ragione a stare all’erta: non è facile far navigare il battello di ferro, lungo 16 metri e pesante parecchi quintali, trainato da barche a remi collegate con funi. A prua tira il galeone rosso delle Repubbliche Marinare, che espone la pala recante l’immagine di San Ranieri dell’Accademia de’ Disuniti accompagnata dal vicesindaco Paolo Ghezzi; ai lati tirano due delle quattro imbarcazioni dei quartieri storici pisani (Sant’Antonio, San Francesco, San Martino e Santa Maria), ciascuna con a bordo un canonico del Duomo, mentre le altre due seguono il battello, insieme con la piccola flottiglia di barche, canotti e canoe della Canottieri Arno Pisa.«Voga, voga!» incita il timoniere ai giovani atleti, mentre spiega che di vera impresa si tratta: «Il peso del barcone vince quello delle barche», sentenzia. Ma la navigazione è sotto i buoni auspici del santo patrono e, dopo un avvio con qualche incertezza, si naviga tranquilli. Dietro l’urna, sette sedie ben fissate al ponte del battello: nella prima fila l’arcivescovo Benotto è affiancato dai monsignori Enzo Lucchesini, arciprete del Capitolo del Duomo, ed Egidio Crisman, arcidiacono del Capitolo episcopale; alle loro spalle, sindaco e prefetto, dietro di loro Pacini e Pieroni. Al primo ponte della Cittadella già ci sono persone che si affacciano al parapetto, applaudono e fotografano la processione fluviale. L’arcivescovo Benotto rivolge loro cenni di saluto con la mano. Silenziosamente si scivola sull’Arno tranquillo e rispettoso dell’evento sacro. Le campane della chiesa di Santa Cristina rendono omaggio. Le persone diventano folla assiepata sui ponti successivi, Solferino e Ponte di Mezzo, anche affacciata dai palazzi che guardano i Lungarni. Ancora applausi e crepitio dei flash. Gli argini sono illuminati fiocamente dai lumini posti sulla «biancheria» utilizzata per la «luminara» di due giorni prima.Nell’aria si espandono, tramite gli altoparlanti, preghiere, canti e parole evangeliche. È ormai buio all’approdo dello Scalo dei Renaioli, alle 21,35. La sera è punteggiata solo dalle tremule luci dei flambeaux distribuiti in migliaia ai fedeli e dai lumini collocati sui lampioni del Lungarno, mentre sono spente le insegne degli esercizi commerciali. Ciò aggiunge suggestione all’emozione già grande dello straordinario evento, sobrio e composto nelle luci e nei suoni.Le autorità sbarcano, accolte dai vertici delle forze dell’ordine con carabinieri in alta uniforme e da una pletora di religiosi e seminaristi sulla scalinata dello scalo, mentre si riuniscono anche i canonici del Capitolo. Un grande applauso, e tanti segni della croce, accoglie l’urna di San Ranieri. Gli addetti dell’Opera la collocano nel suo sarcofago trasparente illuminato, circondato da fiori, assiso su un carrello avvolto da un drappo rosso, che sarà portato in solenne processione dalla Compagnia di San Ranieri in vesti bianche. Dagli altoparlanti una voce recita il passo evangelico: «Beato l’uomo che cammina nella legge del Signore ed è fedele i suoi insegnamenti». Come ha fatto Ranieri, beato e santo. L’ANNO GIUBILARE SI CHIUDE, RESTA IL RICORDO DEL SANTOdi Caterina GuidiIl vento forte di sabato scorso ha dato tregua alla solenne processione di San Ranieri. Una brezza leggera ha «salutato» l’arrivo delle spoglie del patrono allo scalo dei Renaioli, all’inizio del lungarno Galilei. Pochi minuti dopo le 21,30 – già dopo il tramonto – il barcone addobbato ha toccato la riva, dopo aver attraversato la città via fiume, in un’ora circa.Ad accogliere il corpo del santo – assieme ai fedeli, al clero e ai carabinieri – dieci operai del Duomo, i quali hanno trasportato la teca su per la rampa, fino al livello della strada. Qui l’hanno collocata nell’antica urna, fra due ali di folla. Come da programma, la processione si è poi snodata per le strade cittadine, radunando dietro al corpo di Ranieri un gran numero di fedeli, passanti, turisti e curiosi. In testa al corteo il gonfalone, quindi le religiose e i religiosi, i cavalieri del Santo Sepolcro e del Sovrano militare ordine di Malta, i seminaristi, i diaconi e i sacerdoti, i canonici del Duomo con l’Arcivescovo . L’urna – collocata sul carrello addobbato di fiori – è stata sospinta a turno dai volontari della Compagnia di San Ranieri. I nomi dei portantini: Riccardo Buscemi, Gabriele Rossi, Michele Malvaldi, Maria Grazia Martini, Alberto Piu, Giuseppe Pepi, Claudio Righi, Francesco Rubini, Vittorio Santerini, il giovanissimo Simone Siliani, Leonardo Spano e Maria Luisa Pepi.Dietro l’urna il sindaco Marco Filippeschi, il presidente della provincia Andrea Pieroni, il presidente dell’Opera della Primaziale Pierfrancesco Pacini con i deputati, il prefetto Antonio De Bonis e le autorità militari. E tanta, tanta gente comune. I loro passi erano illuminati dai flambeaux, distribuiti dai volontari della diocesi, e da alcuni lampanini che il Comune aveva fatto collocare sulla biancheria a bandiera ai lampioni dei lungarni.Dal lungarno Galilei il corteo ha attraversato il fiume sul ponte di Mezzo, dirigendosi verso lungarno Pacinotti.Quindi la teorìa dei fedeli ha percorso via San Frediano, piazza dei Cavalieri, via Santa Maria, piazza dei Miracoli, ascoltando le letture, le preghiere e la vita di Ranieri proclamate in filodiffusione. «Dobbiamo ringraziare Dio che, in questo anno, ci ha permesso di riscoprire il valore fondamentale della santità. La santità di Ranieri – in questo caso – è segno, modello per la nostra santità, perché ciascuno possa riscoprire la possibilità concreta e reale di una risposta a Dio che coinvolga tutta la vita» ha detto monsignor Benotto ai fedeli subito dopo l’arrivo in Cattedrale. «Abbiamo accolto – o perlomeno cercato di accogliere – il messaggio di Gesù a Ranieri e abbiamo cercato di radicarlo nella nostra esistenza. Termina l’anno, non termina certo il ricordo di Ranieri: nel suo nome vogliamo attuare quello che lui ha fato nel suo tempo: si è speso nella carità, ha voluto essere vicino a chiunque avesse bisogno di aiuto e di sostegno tanto da diventare il «taumaturgo» della sua città. Ecco allora la Cittadella della Solidarietà al Cep: San Ranieri rimarrà così presente non solo nella sua teca sull’altare, ma nei nostri atti di carità». L’Arcivescovo ha còlto l’occasione – prima che la Cappella musicale del Duomo diretta da Riccardo Donati intonasse l’inno del Te Deum – per ringraziare anche i parroci, i sacerdoti, il comitato diocesano, gli organizzatori, il sindaco e tutte le istituzioni sociali e culturali che si sono impegnate per la riuscita del pellegrinaggio diocesano e dei festeggiamenti.