Firenze
Una famiglia in missione, un anno in Brasile per aiutare chi ha bisogno
Lorenzo e Maria Grazia, con i figli di 8, 13 e 14 anni, dell’associazione «Operazione Mato Grosso», sono partiti da Bagno a Ripoli per raggiungere don Tiziano, prete fiorentino nello stato di Tocantins

L’associazione «Operazione Mato Grosso» anche in questo periodo estivo continua incessantemente la sua opera. Vari volontari si sono recati e si recano ogni anno in missione e intraprendono attività offrendo il loro lavoro in forma totalmente gratuita, a favore delle popolazioni più bisognose, prestando il loro servizio in Perù, Ecuador, Brasile, Bolivia. In particolare, le attività svolte in America Latina vengono sostenute da numerosi gruppi di giovani e di adulti che in Italia si ritrovano a lavorare per raccogliere i fondi da inviare in missione.
Ed è partita proprio per il Brasile nella missione di don Tiziano Scaccabozzi la famiglia Massai di Bagno a Ripoli, composta da babbo Lorenzo, informatico della gestione forestale, da mamma Maria Grazia, insegnante, entrambi 40enni e da tre ragazzi di 14, 13 e 8 anni.
«Facciamo parte del gruppo Mato Grosso da più di vent’anni, all’epoca andavamo ancora alle superiori», racconta Maria Grazia, che abbiamo incontrato poco prima della partenza. «Questo è il nostro terzo viaggio: la prima volta siamo partiti nel 2005 per 4 mesi, viaggiando separatamente io sono stata in Ecuador e Lorenzo in Brasile, la seconda volta, nel 2010 per un anno intero siamo stati sempre in Brasile nella missione di Campo Alegre, i ragazzi erano molto piccoli e abbiamo potuto trattenerci più tempo. Adesso partiamo nuovamente per il Brasile».
«Abbiamo scelto il Brasile perché i missionari che operano sul campo ci hanno fatto innamorare delle attività che stavano svolgendo sul posto e ci siamo legati a loro, supportando le loro attività anche dall’Italia» sottolinea Lorenzo.
Trascorrere un anno intero in un luogo dona la possibilità di stringere un legame profondo oltre che con il luogo stesso, con le persone che lo vivono. «Per noi sono come una seconda famiglia, siamo molto legati a padre Tiziano Scaccabarozzi che da anni vive nella missione di Sao Salvador do Tocantins, siamo sempre rimasti in contatto con lui, mostrando la nostra disponibilità a dare una mano, come con questo viaggio – continua Maria Grazia -. Abbiamo deciso di ripartire perché c’era bisogno di sostituire una famiglia che in questo periodo rientra in Italia, in nome della grande amicizia che ci lega e poi perché dopo dieci anni sentivamo il bisogno di ritornare, per vedere le persone care e dare loro una mano. Inoltre volevamo staccare dalla solita routine e ricalibrarci sui valori più importanti. Anche i ragazzi avevano voglia di rivivere delle situazioni che avevano conosciuto soltanto tramite foto».
«In questo momento i nostri figli riescono ad avere una propria opinione anche su quelle che saranno le attività che andremo a svolgere, nel 2010 erano piccolissimi, hanno alcuni ricordi ma erano stati per così dire trasportati da noi. Adesso possono avere piena coscienza di quella che è una vita più semplice e della necessità di aiutare gli altri», spiega Lorenzo.
«La voglia di scoprire questi luoghi lontani dal vivo e di vivere un’esperienza diversa, è partita dai due ragazzi più piccoli. Noi ci recheremo in un collegio femminile che accoglie una trentina di ragazze in situazioni disagiate, che studiano le materie principali e la sartoria, saremo lì per fare da famiglia, per vivere quei rapporti che purtroppo non riescono a vivere. Il pomeriggio e nei week-end ci dedicheremo alle attività di oratorio che vorrebbe dire fare catechismo, giocare e andare ad aiutare i più poveri del paese. I ragazzi si dedicheranno prevalentemente alle attività dell’oratorio, andando a supportare anche padre Tiziano, visto che l’oratorio dura tutta la giornata», spiega Maria Grazia.
«La mattina il collegio ha un ruolo educativo, di scuola e di insegnamento come se fosse una scuola vera e propria, lo scopo della nostra realtà è comunque quello di provare a insegnare un mestiere professionalizzante in modo che finita la scuola questi giovani possano trovare un’opportunità di lavoro», conclude Lorenzo.
Le missioni in America Latina sono supportate dalle varie attività dell’associazione, tra queste Mato Grosso gestisce per conto del Cai vari rifugi in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e perfino sulle Ande peruviane. Il 27 maggio scorso è stato inaugurato ufficialmente anche un rifugio in Toscana, il Rifugio Pacini gestito dai volontari di «Segno di Carità». Il rifugio si trova a Pian della Rasa (nel comune di Cantagallo) a 1001 metri d’altitudine, d’inverno offre il paesaggio innevato e d’estate è il luogo ideale per la fuga dal caldo. Inaugurato nel 1936, è intitolato al cavaliere Luigi Pacini, promotore della strada Luicciana-Cantagallo, ideatore di tante vie nei boschi. Inoltre, costruì fonti d’acqua e mise a disposizione una macchina per pestare le castagne e una piccola trebbiatrice per il grano oltre a donare al Cai il terreno dove sorge il rifugio. La struttura offre non solo il ristoro gastronomico ma anche il pernottamento con 20 posti letto. Nella tradizionale filosofia del Mato Grosso i volontari, una ventina di famiglie, utilizzano i ricavi per finanziare le missioni in America Latina. Il rifugio è aperto tutti i giorni dal 1 giugno fino al 15 settembre, i riferimenti per eventuali contatti e prenotazioni sono i seguenti: info@rifugiopacini.it tel. 3398196922.